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venerdì 21 dicembre 2012

Non per condizionare, ma per governare la trasformazione.

Caro Silvio (mi riferisco ad I. come Izzo e non a B., chiaramente),
mi hai convinto: non possiamo partire con l’idea di condizionare.
Dobbiamo avere l’ambizione di governare la trasformazione.
Anche perché, rafforzando il tuo ragionamento, sulle singole questioni, su molte singole questioni, avremmo la maggioranza. Pensa per esempio su alcuni temi specifici, come le spese militari, il carattere pubblico e di bene comune dell’acqua, ed in generale, dei servizi pubblici, il taglio dei privilegi alle caste e la tassazione sulle grandi rendite finanziarie e sui grandi patrimoni per combattere l’evasione e per recuperare risorse per la scuola, la sanità, l’assistenza, il ripristino dei diritti dei lavoratori e il cambiamento delle regole di pensionamento per “fare largo ai giovani” … per dirne alcuni.
Ma potremmo avere la maggioranza anche sull’idea di Europa dei popoli e dei municipi e non delle banche, una Europa in cui vi sia una banca federale che non dia soldi alle banche private per acquistare i titoli del debito pubblico degli stati ma finanzii direttamente gli stati federati con parametri di riferimento anche sociali e politici (il tasso di disoccupazione, quantità e qualità dei servizi pubblici erogati per es…).(leggi tutto)

martedì 18 dicembre 2012

E se non fosse possibile (condizionare il centro sinistra) ?

Dal punto di vista elettorale #cambiare si può# concorre, da una posizione non populista, con M5S sul terreno della critica alla politica e della lotta alla corruzione e all'ingiustizia, e potrebbe recuperare una fetta di astensione critica nei confronti della continuità "montista" del centro sinistra. Dal punto di vista politico #cambiare si può° potrebbe condizionare l'azione del probabile governo di centro sinistra su diverse specifiche singole questioni se, chiaramente, potesse contare un sufficiente peso parlamentare e se, come mi pare si stia delineando, non avesse un posizionamento testimoniale, ovvero una chiusura pregiudiziale alle convergenze programmatiche. (leggi tutto)

giovedì 13 dicembre 2012

Ma vale la pena riprovarci ancora? (a proposito di #cambiare si può)

Se mi dovessero chiedere perché lo faccio, perché di nuovo, risponderei: perché mi piace. Mi piace confondere i battiti del cuore con i passi sul selciato di un corteo. Mi piace la sovversione dolce del tempo, il sottrarre la vita alla morsa del lavoro, del consumo, della riproduzione allargata della noia e del capitale. Mi piace il gioco dell’azione diretta, della disobbedienza, della liberazione di spazi e tempi. Mi piace il sorriso intravvisto negli occhi infiammati dai lacrimogeni, l’orgasmo collettivo del sognare insieme. Mi piace il racconto lento dei vecchi, la danza senza regole e senza programmi, e i sassi lanciati verso il cielo, contro la perfezione della macchina aliena del capitale, e gli stracci rossi a sventolare la nostra stupenda imperfezione. (leggi tutto)

mercoledì 15 agosto 2012

Dal sud la ricchezza delle cose vive, ovvero la felicità

Se la ricchezza, invece che sul prodotto interno lordo, fosse misurata sulla felicità, ovvero sulla capacità di ridere insieme alla vita con il minimo di risorse possibile, le genti del sud, dei sud di tutto il mondo, sarebbero le più ricche. Esse sono la moltitudine in grado di dare un futuro possibile a questo mondo. Nonostante i danni che il colonialismo ha inferto al sud d'italia e ai sud del mondo, alle loro risorse materiali e allo spirito delle loro genti, è solo da quei mondi che può venire la ragione e la forza per superare l'ormai palesemente insostenibile supremazia delle cose morte. Perché il sistema del capitale è il sistema delle merci e del denaro, dei valori di scambio e della supremazia di questi, delle "cose morte" sulle "cose vive", ovvero sul corpo, sugli affetti, sulla cultura e sulla natura, irriducibili al semplice valore di scambio. Ma è proprio l'impossibilità del capitale a superare la contraddizione dello sviluppo diseguale, ovvero, della produzione di povertà e di spreco assoluto di uomini e risorse, a determinare, nelle aree a sviluppo produttivo ridotto (nei sud del mondo, nei settori dell'agricoltura tradizionale ma anche in quelli della produzione di software open source) la necessità della cooperazione sociale volontaria e "donata", senza scambio commerciale; e dunque del capovolgimento, della supremazia delle cose vive su quelle morte. E' la stessa contraddizione del capitale, insomma, a determinare le potenzialità rivoluzionarie della povertà di merci ricca di felicità. Così la musica, la danza, la cultura dei sud hanno sempre due facce: quella, immediata, della anestesia, per lasciarsi alle spalle la fatica e quella, prospettica, della prefigurazione di un mondo in cui vengono prima le cose vive della felicità e solo dopo, molto dopo, le cose morte della produzione ...

lunedì 13 agosto 2012

8 aprile 1877: A Letino il tentativo insurrezionale degli anarchici


16 anni dopo il massacro di Pontelandolfo e Casalduni, nella medesima zona (a 12 km da Pontelandolfo), nelle medesime condizioni socioeconomiche, aggravate dalla guerra di sterminio e da quindici anni di regime sabaudo, peraltro con il governo antipopolare della Destra Storica, quella della tassa sul macinato, contro il generoso tentativo degli anarchici di incitare all'insurrezione per la libertà  fu messa in atto prima una azione di intelligence e poi una repressione diffusa ed una militarizzazione del territorio, tese a spezzare ogni ipotesi di saldatura tra i rivoluzionari ed i contadini meridionali

Pontelandolfo e Casalduni. Un massacro in nome dell'Unità

Domani 14 agosto 1861 il Regio Esercito Piemontese entrerà a Pontelandolfo e a Casalduni per vendicare la morte di 45 bersaglieri e carabinieri uccisi dai resistenti. I due paesi saranno rasi al suolo, gli uomini fucilati, le donne violentate. Noi non dimentichiamo ... 
13 agosto 2012
dalle terre del sud

giovedì 7 giugno 2012

Indignarci, impegnarci, osservare, sognare....



Una premessa tagliata con l’accetta ma, penso, utile per spiegare meglio ciò che penso. Ritengo le attuali forme organizzative della sinistra decisamente inadeguate, simulacri imbiancati, vestigia del passato. Ritengo anche che il loro volontario dissolvimento libererebbe energie, mentre il loro mantenimento produce una neanche tanto lenta emorragia di militanza, un reducismo inerte e inutile. E penso che quello che dovrebbe venir fuori, alla fine, è un partito-movimento, dove la piramide gerarchica  sia  invertita. Ma non credo possibile un processo frettoloso, casomai partendo da una identità ideologica. (... leggi il resto ...)