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domenica 11 aprile 2010

Lascio rifondazione

Sono rimasto al mio posto fino all'ultimo. Ma dopo le elezioni del 28 e 29 marzo, ulteriore e decisiva tappa del processo neo-autoritario in atto, ritengo necessario impegnarmi esclusivamente per la costruzione di un grande partito della sinistra in grado di resistere all'ondata reazionaria. I progetti delle piccole federazioni non funzionano e sono inutili a questo scopo. Per questo lascio quella che è stata la mia casa negli ultimi 15 anni, lascio Rifondazione Comunista. (continua la lettura)

11 commenti:

Anonimo ha detto...

http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/P/pantomima.shtml

Anonimo ha detto...

Caro Giosué,
dici alcune cose da me condivise, altre meno.
In particolare non condivido l'analisi su una presunta 'fascistizzazione' della societa' in italia.
Cosi come non hanno senso , secondo me, le parole 'destra' e 'sinistra'.

Ma non di questo voglio parlarti, per ora.
Sono abituato ai piccoli numeri e l'essere minoranza non mi spaventa.
Credo anche che l'alba, per spuntare, abbia bisogno della notte.

Per come la vedo io, ora ti sei tolte delle catene e questo e' positivo.

Io ho conosciuto un Giosué diverso dal seg.prov. Bove Giosué.

Ci sono molte cose di cui parlare e molti possibili sentieri da esplorare. Hai meno vincoli.
Se ti va fatti sentire.

Un abbraccio

Francesco Casuccio

Anonimo ha detto...

bene la tua scelta va nella strada giusta. Anche se io partirei da utilizzare una analisi piu moderna e possibilmente anche più nuova dal punto di vista della comunicazione. caro j. la tua siistra non parla piu alle pancie DELLE masse, non tutela più la sua classe e il suo territorio. La tua sinitra sotto certi punti di vista si è imborghesita. La tua sinistra non ha mai voluto comprendre il mutamento che partiva dai territori. In ogni caso queto è un buon punto di partenza.
DOVE si è GOVERNATO CERCANDO DI CAPIRE REALMENTE I PROCESSI DEL TERRITORIO SI è VINTO. Dove si è trincerati in una analisi sterli e vechia vecchia si è stati cancellati dalla storia.
alla prossima

Anonimo ha detto...

Giosuè!
Ho letto i tuoi dieci punti e sopratutto l'ultimo, perchè poi,in ogni caso, alla fine rimane sempre la domanda "che fare" e con chi,adesso non fra cento giorni.
In primo luogo, condivido gran parte del tuo ragionamento,ossia che stiamo difronte a una egemonia culturale di destra, anche se ritengo che "questo caso italiano" non avrà vita lunga;basta solo fare riferimento ai processi inversi che stanno avvenendo negli Stati Uniti con Obama. Il mondo rischia di esplodere oltre i livelli attuali.Il problema di fondo è come evitare che il cambiamento avvenga in una situazione di sfascio e di preguerra civile.
In secondo luogo osservo semplicemente la conservazione del punto di vista marxiano e comunista nella tua analisi; cosa che non corrisponde a qualsiasi esperienza di svolta moderata della sinistra in atto,come il PD ad esempio. E questo lo hai detto.
Il problema dunque non è la simbologia o il nominalismo, ma la logica e l'idea del potere su cui si sono registrate le deviazioni del 900 e le frantumazioni successive all'interno della sinistra, con veri e propri processi di Jugoslavizzazione ed Eltisizzazione, anche se incruenti.Anche nel nostro caso italiano la verità è che, nella stessa sinistra,è prevalente il binomio Partiti-Istituzioni, o per meglio dire potere come occupazione delle Istituzioni da parte degli uomini decisi dai Partiti e scontri tra i gruppi dirigenti per questa finalità, senza nemmeno aver chiaro quali interessi sociali rappresentare.
Ma questo nodo centrale della logica di potere e la tua analisi poi approdano al solito grande anatema storico: è nato prima l'uovo o la gallina? Nel senso che senza uovo non c'è gallina e senza gallina non vi è uovo. Trasferiamo questo anatema al Partito e al Sindacato e avremo lo stesso risultato. Ci siamo tutti abbondantemente chiesto cosa è oggi il gruppo e i quadri dirigenti del sindacato? quale Società Organizziamo? Quale Sindacato oggi? Chi come e dove Organizzare? La Democrazia se non organizzata non esiste e come dare un ruolo nuovo,un nuovo senso a quadri sia pure in piccoli gruppi di partito anche nel piccolo paese, è un primissimo impegno, altrimenti rischiamo di esprimere solo malessere. Quale Società vogliamo organizzare? e quì ti voglio ricordare uno storico scontro nel PCI, tra sinistra e destra, tra chi sosteneva che il capitalismo avrebbe portato alla proletarizzazione nelle campagne e chi sosteneva invece la figura del coltivatore diretto. La verità è che avevano ragione entrambe, perchè non sempre la proletarizzazione, o le forme di sfruttamento, avvengono con la forma classica di un orario di lavoro dipendente e un salario in busta paga. Pensiamo a ragionare un poco su questo versante riferendoci a tutta la struttura economica e sociale, anche a seconda di dove viviamo.
In conclusione e in definitiva, queste osservazioni e tutto il tuo ragionamento ci portano a una conclusione già raggiunta qualche anno addietro e tanti hanno fatto l'errore di snobbarla: "NON TUTTO IL BENE, NE TUTTO IL MALE STANNO DA UNA PARTE SOLA"-INGRAO E LA TERZA VIA,A PROPOSITO DEI NUOVI ORIZZONTI PER LA SOCIALDEMOCRAZIA E I COMUNISTI.
Con alcuni compagni sto dando vita a una Associazione Ingrao in Terra di Lavoro(perchè quì è nato ed ha studiato)per dare un contributo diretto alla necessità di unificare la sinistra.
Adesso smetto, scusami per la frammentazione con cui ho espresso il mio commento;mi sono alzato prestissimo. Le tue riflessioni non possono essere commentate con poche battute.Ci risentiamo.
Lino Martone

Anonimo ha detto...

Frenare l'avanzata della destra votando il mediocre/moderato carmine addesso mi sembra un po troppo. Il distacco tra prassi e teoria ha raggiunto il suo punto culminante.
Giosue riprendi fiato, c'e' piu' sinstra nel'IDV di pietro che in questo PD o nelle tante listarelle RC PDCI. E chiediti perche' la sinistra non ha saputo cogliere le instanze che sono state catalizzate da grillo, IDV etc etc.
Una buona sconfitta in questo.
momento puo' servire come processo di bonifica delle figure che in questi anni hanno ruotato nella sinistra campana e forse anche maddalonesi.
Che orrore sedersi agli stessi tavoli dei rappresentati della "sinistra" maddalonesi. Mi sono sempre chesto come hai fatto, ti ho sempe considerato uno "pulito", politicamente parlando, e di livello superiore, anche se arcaico nella forma di esprimere i contenuti.
Un ex Maddalonese

Anonimo ha detto...

un pò in ritardo forse...e soprattutto dopo aver partecipato, con un ruolo non certo da gregario, ad un congresso-farsa come l'ultimo di RC, che è stato l'unico posto in assoluto dove Vendola si è candidato e si è deciso di farlo perdere. Ma la storia, si sa, alla fine va molto oltre gli steccati virtuali che, per bisogni individuali, ci si costruisce. La storia dà torto e da ragione, diceva qualcuno.
detto questo devo dirti però che sinceramente sono contento della tua scelta. Sei una persona pulita, moralmente e intellettualmente, hai dato tanto al tuo partito ricevendo in cambio solo calci nel culo, azioni infime e offese personali. E' l'ora di ossigenarsi e riflettere sul futuro. Credo che qualsiasi cosa si muova a sinistra, nella nostra provincia, abbia bisogno del tuo contributo, "a prescindere" come diceva totò, dalle etichette di tutti i partititi che continuano ad esistere, nascono e muoiono senza che nessuno se accorga.
In bocca al lupo e abbi cura di te.
Jonny

Anonimo ha detto...

Caro Bove, ti copio un commento che ho postato su Aprileonline. Cordialmente. Franco Bianco @@@@@ Temo che Bove, che afferma di voler impegnarsi "esclusivamente per la costruzione di un grande partito della sinistra", sia avviato su una strada che non conduce da nessuna parte. Il problema è capire che il mondo moderno - e l'Italia ne è una rappresentazione molto chiara - non può essere affrontato con visioni "focalizzate", come quelle del passato anche non molto lontano. La società è molecolarizzata, frammentata, le classi sociali non esistono più (lE classi, al plurale), parlare di "conflitto" in modo generalizzato non ha più senso (come nel caso dei milioni - milioni! - di piccole aziendine con uno/due/tre dipendenti che in nessun modo si sentono conflittuali con il loro "padrone", del quale condividono la sorte). Mi pare che fosse Orazio che diceva che chi va di là dal mare cambia il cielo, non l'animo: mi pare che sia ciò che sta facendo Bove. E come lui milioni di altri. E perciò siamo messi così male (lo dico con il massimo del rispetto, ma con totale convinzione): "la posizione politica che ritiene possibile e auspicabile il superamento o una riforma strutturale del capitalismo" - le parole di Bove - ha conosciuto infinite sconfitte ed altre è condannata a subirne. In questo Paese la possibilità di costruire una "grande forza di sinistra" che sia credibile e punti a conquistare da sola l'egemonia non esiste, forse non è mai esistita e meno che mai può avverarsi nella società post-fordista.

giosuè bove ha detto...

A Francesco Casuccio
Lo so che sei abituato ai piccoli numeri e anche al ragionamento ardito. Mi è sempre piaciuto discutere con te, anche quando eravamo su posizioni molto diverse. Su una cosa siamo sicuramente d’accordo: che “l'alba, per spuntare, abbia bisogno della notte” (del resto sono rimasto maoista). E anche sul fatto di sentirci, di parlare e di esplorare sentieri. Ciao e a presto
PS: ti annoto brevemente due osservazioni nel merito

Neanch'io credo che si possa parlare di “fascistizzazione” della società, nel senso di una rottura esplicita dell’involucro democratico, ma piuttosto di uno svuotamento interno, di una rarefazione dei meccanismi che hanno garantito il compromesso tra le classi sociali dal dopoguerra fino all’89. In questo senso il processo neo-autoritario è datato, è caratterizzante di questa fase storica. Oggi esso assume, però, dimensioni-limite che consentono di svelarlo, demistificarlo, denunciarlo e di aprire – almeno così mi pare – una fase di resistenza.

Anche sui termini “destra” e “sinistra”, non mi convince l’indifferentismo, sebbene sia vero che la sinistra storica di derivazione socialdemocratica e comunista, dopo il crollo del muro di Berlino, è stata sostenitrice di una visione del mondo, nella sostanza di classe (cioè degli interessi economici e politici sottesi), non diversa da quella della destra. Però è anche vero che – alla lunga – le organizzazioni politiche della sinistra se si distaccano troppo dagli interessi della classe subordinata, sono destinati alla sconfitta permanente. Le cose potrebbero cambiare non perché – in altri termini – i gruppi dirigenti della sinistra si ravvedano e decidano di rialzare la bandiera rossa, ma più prosaicamente perché se continuano ad assomigliare troppo alla destra non potranno più governare. Se vogliono governare devono battere le destre e per battere le destre devono riacquisire quella connessione sentimentale con il popolo dei lavoratori dipendenti e diversamente subordinati, che hanno perso, inseguendo il pensiero unico neo-liberista nell'illusione di gestire meglio delle destre la globalizzazione.

giosuè bove ha detto...

A Franco Bianco:
La società contemporanea è molto meno molecolarizzata di quella in cui, con una visione prospettica, Marx individuava le classi sociali fondamentali. Al contrario di quanto sostenuto, con una superficialità tipica di certa intellighenzia che non si esercita mai sui dati reali, ma solo sull’osservazione impressionistica, (e molto ideologica) la società contemporanea è rigidamente divisa in classi sociali. Ma la pigrizia intellettuale con la quale viene affrontata questa discussione, porta a confondere le forme con la sostanza. Oggi molto più di ieri la proprietà dei mezzi di produzione e riproduzione della società e del suo valore sono in mano ad un ristrettissimo numero di persone, mentre la quasi intera società è sottoposta ad un esproprio continuato di valore prodotto e potenziale. Le classi sociali non sono gruppi di persone caratterizzate da omogenee tendenze culturali, politiche o comportamentali e neanche da un omogeneo status sociale, ma, in ultima analisi, dal rapporto di proprietà con i mezzi di produzione e riproduzione del valore. In questo senso si può dire che sono scomparse le classi sociali intermedie ... Chi, come te, vive questa scomparsa con il terrore di essere diventato un semplice proletario, per rimuovere questo incubo dal proprio sentire, questo lutto, preferisce teorizzare, come hanno fatto ogni 20-30 anni gli epigoni della piccola borghesia italiana, la scomparsa delle classi tout court. Mi dispiace, ma a scomparire è solo la tua classe sociale, quella vecchia piccola borghesia che "finalmente il vento si sta portando via". Tanto per essere più chiari: i piccoli padroncini delle fabbrichette di 2 o 3 dipendenti, o gli artigiani, o ancora di più le partite iva, non sono meno proletari, rispetto ai reali rapporti di proprietà, dei lavoratori dipendenti, perché nel sistema generale essi hanno una posizione decisamente subordinata.

Le forme del conflitto non sono quelle che abbiamo conosciuto al tempo dell’operaio –massa? Certo che non lo sono: quelle forme – della politica, del conflitto, delle istituzioni – sono tipiche di un periodo storico neanche tanto lungo (dal boom economico alla fine degli anni ’80, poco più di un ventennio). Ma questo non significa che non possano esistere altre forme di conflitto. Anzi: la società del boom economico è stata una eccezione nella storia del capitalismo, e così anche le sue forme di conflitto, se proprio vogliamo addentrarci in una discussione metastorica.
Vorrei inoltre rassicurarti: la posizione politica che ritiene possibile e auspicabile il superamento o una riforma strutturale del capitalismo ha conosciuto "sconfitte cocenti" nel ‘900, proprio perché la fase di sviluppo del capitalismo non consentiva il salto nel comunismo, cioè non consentiva ancora di passare dal regno della necessità a quello della libertà, da quello dell’oppressione di massa a quello della esaltazione dell’individuo, da quello del lavoro coatto a quello dell’ozio creativo, dalla preistoria della lotta di classe alla storia come sintesi del naturale e dell’umano. Adesso ci possiamo provare.

L’egemonia non si conquista sommando posizioni politiche, ma avendo un progetto di società e riuscendo a far vivere questo dentro il quotidiano svolgersi delle faccende umane, senza ergersi né a profeti né a meri gestori dell’esistente.

Il nuovismo non mi ha mai appassionato. Anzi, proprio perché non sono un nostalgico, non mi va di vestirmi di nuovo sol perché va di moda. Mi è sempre piaciuta l’eresia, e adesso che la moda è quella di non usare termini come classi sociali, masse popolari ecc… lo faccio volentieri, anche perché, sarà una mia ignoranza, ma le cd scienze sociali c’hanno provato a costruire nuove categorie e griglie di interpretazione dei fenomeni sociali, ma finora, per quel che mi risulta, non hanno inventato niente di nuovo, ovvero hanno ripescato, negli arnesi vecchi del pensiero reazionario e del meccanisìcismo positivista, categorie del tutto inefficaci.

Anonimo ha detto...

Giosue il tuo progetto manca di prassi e definizione degli obiettivi a medio termine e sul breve periodo.
La tua analisi manca e buca completamente sull'aspetto sociologico e "territoriale" e non e' attrezzato in termini di comunicazione di massa.
Continua a fare il marxsista autoreferenziale e vedrai come non riuscirai a conquistare l'interesse delle persone.
Smettiamola con chi ha l'analisi piu' "fica". Dove stavi tu e la tua analisi quanto il sistama capitalistico si inventavi i derivati e si ritrasformava in maniera subdola x fotterti Ah! mi ricordo noi stavamo ancora al post-fordismo e la globalizzazzione. Certo per noi bastava chiuderlo nelle tradizionale schema leggermente riveduto ed ecco fatto. E no non ci sto e semplice e sbagliato. Leggere i mutamenti del sistema capitalistico utlizzando le sue stesse metamofosi per parlare alle masse questo si che e' cercare di comprendere la chiave del problema. Non so come! Ma e' meglio fare mio i "nuovisti" e economisti alla Krugman che mi aiutano a comprendere mutamenti piu' sottili che alzare il solito schema interpretativo.
Caro giosi, mi permetto di chiamarti cosi' perche' ti conosco da molto tempo e anche se non ci vediamo piu' ti ho sempre cosiderato un ottimo interlocutore.
Ma ti sei mai chiesto ma non e' che sto "cannando tutto" con affetto un ex maddalonesi

PS non e' una critica alla tua analisi e solo che secondo me e' sempre la stessa.

Anonimo ha detto...

come lo stipendio che intasca per non saper fare nulla!

sempre lo stesso... come uno statale nulla facente.

fatto salvo che ci sono stati che lavorano anche per quelli che non fanno nulla.